Mariapia Ciaghi, CEO e Founder de Il Sextante, riceve il "Premio idea innovativa, la nuova imprenditorialità al femminile" 2017

“M’Illumino d’impresa” – Premio idea innovativa a Il Sextante

“M’Illumino d’impresa” – Premio idea innovativa a Il Sextante

A Il Sextante e alla Dott.ssa Mariapia Ciaghi, CEO e Founder della Casa Editrice, il “Premio idea innovativa, la nuova imprenditorialità al femminile” 2017.

Si è svolta a Roma mercoledì 8 marzo 2017, a partire dalle 10:00, nel Tempio di Adriano (Sala storica della CCIAA di Roma), l’evento organizzato dalla Camera di Commercio di Roma e dal suo Comitato per la promozione dell’imprenditorialità femminile: “M’Illumino d’impresa”, durante il quale sono state premiate le vincitrici della quinta edizione del “Premio idea innovativa, la nuova imprenditorialità al femminile”.

All’evento ha partecipato il vice segretario di Unioncamere, Tiziana Pompei.

Indipendenti e in salita. La piccola editoria secondo Ciaghi, www.mockupmagazine.it

Indipendenti e in salita. La piccola editoria secondo Ciaghi

Indipendenti e in salita. La piccola editoria secondo Ciaghi

Il mondo della società liquida, così come definita da Zygmunt Bauman, è nato grazie alle pulsioni postmoderniste che, respinto in blocco il “grande racconto” del secolo breve, si sono dirette verso una società fatta di gioioso nichilismo, una sorta di ludica replica dell’ordine precostituito.

Superati lo stato, dotato di super autorevolezza, e i partiti e le correnti, intesi come luogo, fisico o ideale di incontro o identificazione, si è coltivato e cresciuto un individualismo in cui non più lo stato di diritto, non più le leggi, non più la scienza (e il suo pensiero) guidano le masse, ma la diffidenza reciproca, il consumismo e una sorta di voracità di significato in cui esserci è più importante di essere.

In tutto questo fluire di tentativi di esserci, come è ovvio, la società diventa un insieme di persone affette culturalmente da una forma speciale di ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), ovvero da deficit di attenzione e iperattività. La capacità di concentrarsi è ridotta notevolmente nei bambini, e negli adulti, i testi devono essere più corti (anche se ultimamente si è registrata un’inversione di tendenza), mentre, anche per i libri, saper “attirare l’attenzione” rimane l’obiettivo più ambito di tutte le case editrici.

La Direttrice responsabile del magazine Eudonna, Mariapia Ciaghi
La Direttrice responsabile del magazine Eudonna, Mariapia Ciaghi

Abbiamo incontrato Mariapia Ciaghi, Direttrice della casa editrice indipendente Il Sextante, venticinque anni di giornalismo, regia cinematografica, direzione di testate cartacee e online internazionali in giro per il mondo.

Essere editori al tempo della società liquida è di sicuro difficile, ma esserlo in quanto donne deve esserlo anche di più. Ce ne può parlare?
Lo sforzo di una casa editrice indipendente diretta da una donna è enorme: a parte il continuo doppio carico che la società continua a far gravare sulle donne, che devono essere madri perfette, mogli perfette e lavoratrici perfette, sulla donna pesa il già difficile lavoro dell’editore. In più aggiungiamo al peso, quello della credibilità presso gli istituti di credito, le istituzioni e il pubblico stesso. Una donna che fa tutto è sempre una donna incompleta, quindi genera sospetto. Su di lei pesano le tre K di Kinder, Küche und Kirche (bambini, cucina e chiesa) alla quale da tempo la società l’ha relegata idealmente.

Partiamo dalla scelta dei lavori da pubblicare.
Bisogna innanzitutto selezionare il libro. Alla base di tale scelta stanno la coerenza del libro con la linea editoriale della casa editrice; la presenza di un budget – adatto agli obiettivi – che consenta la pubblicazione; la possibilità di individuare e delineare più o meno facilmente un target, un pubblico in potenza interessato a quell’argomento e, conseguentemente, le prospettive ragionevoli di rientro dei costi complessivi affrontati e di avere successivamente un guadagno (per campare e, quasi mai, da reinvestire. Non mi sto lamentando, altrimenti non farei questo lavoro. La mia è una pura constatazione).

L’editrice Mariapia Ciaghi, sulla sinistra, con Maria Michela Coppola, (ricercatrice Universita’ di Trento), la filosofa Annarosa Buttarelli, la presidente di Eudonna Giovanna Sorbelli, la scrittrice e artista romana Adriana Assini e la presidente di Aurora Caterina Dominici, riunite il 4 e 5 marzo 2016 a Trento per il congresso “The emancipation of women in institutions and society”.
L’editrice Mariapia Ciaghi, sulla sinistra, con Maria Michela Coppola, (ricercatrice Universita’ di Trento), la filosofa Annarosa Buttarelli, la presidente di Eudonna Giovanna Sorbelli, la scrittrice e artista romana Adriana Assini e la presidente di Aurora Caterina Dominici, riunite il 4 e 5 marzo 2016 a Trento per il congresso “The emancipation of women in institutions and society”.

Le piccole case editrici, che chiamiamo indipendenti, secondo recenti studi tirano il carretto dell’editoria. Ovvero contribuiscono a creare l’ossatura intellettuale e economica di un paese: non delocalizzano la stampa, impiegando energie e dando lavoro, generalmente contribuiscono a formare giornalisti, scrittori e intellettuali. Inoltre, meno piegate alle mode, hanno più probabilità di scovare scrittori e intellettuali di vero talento.Quando abbiamo a che fare con un libro, a differenza di un altro oggetto, non prendiamo mai in considerazione l’investimento in denaro che sta alla base.
Dice bene! Pubblicare un libro vuol dire fare fronte a spese di cui spesso, chi legge, o chi vuole pubblicare, non ha idea. Parliamo di costi interni redazionali, legati alla grafica e alla correzione delle bozze, dei costi amministrativi e dei costi di distribuzione. Poi ci sono i costi di magazzino di trasporto e movimentazione. Non dimentichiamo che un libro spesso prevede un budget per il pagamento dei diritti e uno per la promozione stessa del volume, fatto anche di biglietti di aereo, stanze d’albergo e pranzi e cene. La pubblicazione di un’opera deve essere in grado di soddisfare tutto l’elenco che ho citato. Generalmente anche solo una voce mancante determina il fallimento del progetto (e danni enormi).

Aggiunga anche che le case editrici indipendenti non sono dotate dei tipici strumenti interni sui quali possono invece contare le grandi aziende: spesso una grande casa editrice possiede dai due ai quattro giornali, ed è in grado di creare una rete di auto promozione del prodotto. Ecco perchè noi “piccoli” viviamo grazie alla professionalità dei giornalisti che ancora sentono il dovere di leggere i libri che vengono inviati loro. Ma non solo, dobbiamo molto anche a internet, al social media e al tradizionale passaparola.

Dopo venticinque anni di attività nella comunicazione, nel giornalismo e nell’editoria (L’Eco delle Dolomiti, Il Sextante, con ottime recensioni per gli autori sudamericani e italiani, Eudonna), come racconterebbe la sua storia e i suoi sogni?
Ho preso la strada dell’editoria riunendo le mie competenze e costruendo senza mai guardarmi troppo indietro. L’editoria deve essere una realtà vivace e dinamica, credo all’editoria che lavora sulle idee e con le idee, costruendosi i mercati a partire dalla cultura e attraverso la cultura. Riuscire a trasmettere, e qui cito Maurizio Arrivabene, “il proprio coinvolgimento e la propria passione all’esterno, è un modo certo per conquistare un pubblico costantemente sollecitato da stimoli effimeri”.

di M.T. – www.mockupmagazine.it

Eudonna Magazine, Primo numero, Il Sextante

Eudonna. Una storia da scrivere (recensione)

È nata nel dicembre 2016 e già raccoglie appassionati lettori e un ottimo consenso da parte degli addetti ai lavori, si chiama Eudonna, la rivista trimestrale di poco più di cinquanta pagine pubblicata da Il Sextante (6,00 Euro) che ospita al suo interno firme importanti con una grafica di ottimo livello.

Eudonna, Edizioni Il Sextante (copertina by Fulber©)
Eudonna, Edizioni Il Sextante (copertina by Fulber©)

La copertina del primo numero propone una rivisitazione di Fulber, al secolo Fulvio Bernardini, dell’opera di Alfons Mucha dedicata a Sarah Bernhardt. Un’immagine che, dalle forme tipiche dell’Art Nouveau, sposta l’attenzione sulla presenza femminile non solo in politica, ma nei vari campi del vivere civile, dalla scienza all’arte, passando per i mass media. Questo l’argomento di Eudonna, rintracciare la presenza femminile nel mondo, voce dei Diritti Umani e Civili, capace di organizzare, fare massa critica e creare, come direbbe Simone Weil, quella “rete di rapporti materiali e umani” capaci di cambiare la società e il mondo.

Il prodotto editoriale risulta di notevole pregio grazie alle illustrazioni e alle fotografie di Ana Maria Erra, Sergio Forte, Tomaso Marcolla, Daniela Tiberi e Carla Ponti. Importante il coinvolgimento della Fondazione Rita Levi-Montalcini.

Come espresso dall’editrice e direttrice responsabile del giornale Mariapia Ciaghi, “spesso la Storia non raccoglie né i nomi né i contributi di queste donne impedendo, di fatto, l’identificazione delle cittadine attuali con modelli di pensiero femminile realmente esistiti”. Eppure ci sono, queste donne, “caparbie e coraggiose che lottano ogni giorno”, basta cercarle, sostiene Giovanna Sorbelli, Presidentessa del movimento Eudonna.

Dalle pagine della rivista emergono i primi nomi e le istanze: tramite firme importanti come quella di Aurora López, docente ordinaria all’Università di Granada, di Simona Gionta, Rosa Maria Di Maggio, Lorenza Coterno, Antonella Pagano e Anna Rossi emerge un metodo, uno sguardo analitico storico e sociale capace di trovare efficaci rappresentazioni di una realtà non più solamente fallocentrica.

Eudonna, Edizioni Il Sextante (Ana Maria Erra©, Cleopatra, collage, particolare)
Eudonna, Edizioni Il Sextante (Ana Maria Erra©, Cleopatra, collage, particolare)

Dalle donne scrittrici nella Roma antica alle donne in politica come Tina Anselmi, Ada Natali e Ninetta Bartoli, passando per l’appassionante storia dell’operaia partigiana Ondina Peteani, prima staffetta della resistenza, e per le interessanti riflessioni di Sonia Sbalzani sulla figura femminile tradita da una lente deformante. Preziosa e vibrante l’intervista di Iva Berasi a Wanda Berasi, in arte Muky, allieva di Marino Mazzacurati, Renato Guttuso e Leoncillo Leonardi, che rivela dalle pagine della rivista la difficoltà di essere donna e artista negli anni cinquanta e le sue speranza per i suoi novant’anni, quella di morire per “rinascere un attimo dopo”.

“Il problema dell’accesso al lavoro e ai ruoli decisionali non è solo degli anni cinquanta”, dichiara Mariapia Ciaghi. La Thomson Reuters Foundation e la Rockefeller Foundation hanno rilevato come in Italia le donne stentino a farsi strada nel mondo del lavoro rispetto ai loro aspiranti colleghi maschi, oltretutto con una prospettiva di salario molto più bassa. Argomenti e punti che la rivista Eudonna, forse per la prima volta in Italia, toccherà nel vivo.

di Andrea Duranti – www.mockupmagazine.it

Pioggia inversa, l’eleganza e i Diritti Civili (recensione)

Pioggia inversa, l’eleganza e i Diritti Civili (recensione)

Ciò che stupisce del libro “Pioggia inversa. Storia del Diavolo e un precario” (Il Sextante, ora anche in e-book negli store online) non è tanto, come si potrebbe pensare, l’accostamento di due figure come quella del Diavolo e del Precario, uno mitico/religioso e l’altro tremendamente attuale, ma il fatto che queste due figure siano state fuse insieme in un humus culturale profondo, ricco e fortemente europeo.

Tuveri, già noto per alcuni libri sull’Imperatrice Elisabetta d’Austria-Ungheria e numerosi saggi di letteratura (mi è capitato di leggere un suo saggio su Elsa Triolet e Aragon pubblicato in Germania in lingua francese), è portatore sano di cultura europea: da Goethe a Mann, passando per Dante Alighieri, Marlowe (al quale molto si ispira) e le sacre scritture, lo scrittore espone con fluida loquacità letteraria una enorme memoria culturale che mostra di aver elaborato in uno stile personalissimo in cui l’eleganza è senza dubbio la principale caratteristica, insieme all’ironia.

Con uno stile che ricorda da vicino Maria Bellonci, quella di “Tu, vipera gentile” per intenderci, e – questa volta da lontano (ma potrebbe arrivarci) – l’ironia colta di Umberto Eco, Matteo Tuveri coordina la regia di uno spettacolo in cui emergono figure mitologiche, religiose e sociali. Una sorta di commedia “divina” alla quale l’uomo assiste dal suo personale inferno.

Argomenti centrali non sono solo la figura demoniaca, che deve molto alla cultura tedesca, e la comunità come insieme di persone che chiacchierano, poco fanno è molto subiscono, ma anche il precariato, i Diritti Civili e Umani e la frenesia dei tempi moderni.

Da sempre sostenitore dei Diritti Civili, interlocutore di disoccupati, precari e categorie ancora purtroppo border line nell’attuale società, lo scrittore pone al centro la questione del perché un essere come tutti gli altri possa trasformarsi in un “Diavolo”.

La conclusione, alla quale arriviamo insieme al personaggio del precario Torquato Accetto, è quella per cui chiunque si senta troppo a lungo escluso o deluso da una promessa mancata di luce possa diventarlo.

In realtà, come suggerito dalla storica Brigitte Hamann, ogni anno di inascoltate istanze, di diritti sottovalutati e di esilio sociale, possono diventare per un uomo qualsiasi gli anni di un ideale apprendistato per una sua trasformazione in “Demonio”.

Un fantasma di Diritti non riconosciuti è un potenziale deflagrante diavolo al quale prima o poi la società dovrà rendere conto. Il messaggio di Tuveri è chiaro, mai escludere qualcuno, perché dall’esclusione nascono “diavoli”.

Uno stile esoterico, fatto di aggettivazioni forti e colorate, di periodi spesso lunghi e sempre eleganti, fanno a parer mio di “Pioggia inversa” un libro raffinato.

di Myriam Solarino – Mediterraneaonline.eu